Lavoro e IA: professioni a rischio o in crescita

 

L?intelligenza artificiale non č pił una tecnologia del futuro: sta gią modificando in modo sostanziale il modo in cui le imprese generano valore, gestiscono le risorse e organizzano il lavoro. Secondo il rapporto Censis-Confcooperative, entro il 2035 in Italia ben 15 milioni di lavoratori saranno esposti agli effetti dell?IA: per i 6 milioni rischiano la sostituzione, mentre altri 9 milioni potranno integrate i sistemi intelligenti nelle proprie attivitą quotidiane.

Un cambio di paradigma che č gią in corso e rappresenta tanto una sfida quanto un?opportunitą. Ma cosa significa, concretamente, per le imprese?

 

 

 

Lavori a rischio automazione

I ruoli pił a rischio sono quelli basati su attivitą ripetitive, analisi tecniche e procedure standardizzate, che possono essere facilmente convertite in istruzioni per un sistema automatizzato. Tra queste figurano:

  • Contabili
  • Tecnici finanziari
  • Statistici
  • Esperti in controllo di gestione
  • Periti assicurativi, valutatori di rischio
  • Economi, tesorieri, ruoli di back office

Si tratta spesso di ruoli centrali nelle aziende, che rischiano perņ di essere rimpiazzati da software e sistemi IA capaci di svolgere compiti complessi in tempi ridotti. Le aziende sono chiamate a identificare le attivitą automatizzabili, investire nella riqualificazione delle risorse interne e introdurre nuove competenze in linea con le tecnologie emergenti.

Le figure professionali che integreranno l?IA

Non tutti i ruoli sono destinati a sparire. Al contrario, molte professioni potranno evolversi e trarre vantaggio dalle nuove tecnologie. Tra queste:

  • Dirigenti amministrativi e finanziari
  • Responsabili HR
  • Avvocati e notai
  • Magistrati
  • Psicologi e consulenti

In questi casi, l?IA potrą potenziare la produttivitą, l?analisi e la decisione ma non sostituire il valore del pensiero critico, della strategia e delle relazioni umane.

Formazione e gender gap: chi č pił esposto

Un aspetto significativo č la correlazione tra grado di istruzione e impatto dell?IA: maggiore č il titolo di studio, pił alta č l?esposizione alle trasformazioni tecnologiche. Tra i lavoratori maggiormente esposti all?automazione, il 54% possiede un diploma, mentre il 33% ha conseguito un titolo universitario. Al contrario, chi potrą usare l?IA a complemento delle proprie mansioni č per il 59% laureato e per il 29% diplomato.

Le lavoratrici sono coinvolte in misura maggiore (54%), in quanto pił frequentemente impiegate in professioni intellettuali soggette a un elevato potenziale di automazione.

Per le imprese questo significa: investire nella formazione continua č fondamentale, sia per riqualificare chi č a rischio, sia per valorizzare chi puņ guidare il cambiamento.

Adozione dell?IA in Italia

Nonostante le opportunitą offerte, soltanto l?8,2% delle imprese italiane ha adottato attivamente soluzioni basate sull?intelligenza artificiale, a fronte del 3,5% nella media UE e del 19,7% in Germania. Uno dei principali ostacoli all?innovazione in Italia č la forte presenza di micro e piccole aziende, spesso sprovviste delle risorse o delle competenze necessarie per affrontare il cambiamento tecnologico.

Anche nel campo della ricerca e sviluppo, l?Italia destina solo l?1,33% del PIL, ben al di sotto della media europea che si attesta al 2,33%. Un divario che pesa in termini di competitivitą internazionale.

L?obiettivo dell?Unione Europea č arrivare, entro il 2030, a una quota del 3% del PIL destinata a ricerca e sviluppo. Un traguardo che la Germania ha gią superato, investendo il 3,15%, mentre la Francia, con il suo 2,18%, č avanti rispetto ad altri Paesi, ma ancora distante dal target europeo.

IA e produttivitą: un?occasione concreta per le aziende

L?intelligenza artificiale non č solo una minaccia. Se adottata strategicamente, puņ generare fino a 38 miliardi di euro di crescita del PIL nei prossimi 10 anni, pari a un aumento dell?1,8%.
Secondo un?indagine di Censis e Confcooperative, tra il 20% e il 25% dei lavoratori italiani utilizza strumenti di intelligenza artificiale per attivitą quotidiane come scrivere mail, messaggi, report o curriculum. L?adozione č maggiore tra i giovani (18-34 anni), segno di un cambiamento generazionale nelle competenze digitali. Un impiego strategico e mirato dell?intelligenza artificiale puņ trasformarsi in un fattore di vantaggio competitivo, migliorando efficienza operativa e capacitą innovativa.

2030: un lavoratore su quattro sarą affiancato da una macchina

Secondo le previsioni, entro il 2030 circa il 27% delle ore lavorate in Europa sarą automatizzato. I settori pił esposti saranno:

  • Ristorazione (37%)
  • Back office (36,6%)
  • Produzione industriale (36%)

Sanitą e ruoli manageriali saranno invece tra i meno impattati dall?automazione.

L?IA come scelta strategica

Per le imprese italiane, il vero tema non č se adottare l?IA, ma come farlo nel modo giusto. Le aziende pił strutturate stanno gią investendo: nel biennio 2025?2026, il 19,5% prevede di destinare budget a tecnologie legate all?IA (55% nel settore ICT). Le piccole e medie imprese, tuttavia, corrono il rischio di non tenere il passo con l?adozione tecnologica.

Come ha affermato il presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini:
?La persona deve tornare al centro del modello produttivo. L?intelligenza artificiale deve essere al servizio del lavoro, non il contrario.?

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